AI nelle aziende: hype o rivoluzione?

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 AI nelle aziende: hype o rivoluzione? Ecco cosa dicono i dati

Pubblicato il 28.04.2025 da Sara Nicoli

L’intelligenza artificiale (AI) è sulla bocca di tutti nel mondo aziendale. C’è chi la definisce la più grande rivoluzione tecnologica dai tempi di Internet, e chi invece la considera un fenomeno gonfiato dal marketing, destinato forse a deludere le aspettative.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a investimenti record, startup AI in crescita esponenziale e ad applicazioni di AI generativa (ad esempio ChatGPT) capaci di attirare l’attenzione anche dei non addetti ai lavori. 

Ma al di là dell’entusiasmo, quali cambiamenti reali sta portando l’AI nelle imprese?

 

 

I benefici osservati finora: efficienza, costi, qualità e altro

Quali vantaggi tangibili ha portato l’AI alle aziende che l’hanno adottata?

I dati finora raccolti suggeriscono diversi benefici chiave, tra cui:

  • Maggiore efficienza e produttività: L’AI permette di accelerare processi un tempo manuali e lenti. Task ripetitivi vengono completati in frazioni del tempo rispetto al lavoro umano, spesso con meno errori. Secondo uno studio di IBM Global AI Adoption Index, il 29% dei professionisti IT globali afferma che gli strumenti di AI stanno già facendo risparmiare tempo ai dipendenti automatizzando attività di routine. Questo libera risorse umane per lavori a più alto valore aggiunto. In alcuni settori l’adozione massiccia di AI ha comportato incrementi di produttività notevoli: gli studi di IBM Global AI Adoption Index indicano che le industrie più avanzate con l’AI vedono la produttività del lavoro crescere fino a 4,8 volte più velocemente della media.

 

  • Riduzione dei costi operativi: Automazione ed efficienza significano anche risparmi. Meno ore lavoro necessarie, meno sprechi dovuti ad errori umani e ottimizzazione nell’uso delle risorse si traducono in costi più bassi. Molte aziende già riportano cali di costi nelle unità dove hanno implementato l’AI. Un sondaggio McKinsey ha rilevato che la funzione aziendale in cui la maggioranza delle imprese osserva una diminuzione di costi grazie all’AI è quella delle Risorse Umane, dove processi come il reclutamento e la formazione vengono ottimizzati dall’intelligenza artificiale**.

 

  • Miglioramento della qualità del servizio e delle decisioni: L’AI consente una maggiore accuratezza e coerenza in molti compiti, migliorando la qualità dei prodotti e servizi. Ad esempio, un assistente AI in customer service può rispondere immediatamente e in modo uniforme alle richieste, aumentando la soddisfazione del cliente. Oppure, modelli predittivi possono aiutare a identificare difetti di produzione prima che si verifichino, elevando la qualità. Inoltre, analizzando enormi set di dati, gli algoritmi possono evidenziare insight che guidano decisioni più informate e strategiche, impossibili da ottenere manualmente.

 

  • Time-to-market più rapido e innovazione: L’AI accelera fasi chiave dello sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Nei software, ad esempio, l’AI generativa può scrivere codice o creare prototipi di design, abbreviando i cicli di sviluppo. Nella manifattura, sistemi di AI possono simulare e testare virtualmente centinaia di varianti di un prodotto per individuare la soluzione ottimale, prima ancora di costruire un prototipo fisico. Tutto ciò porta a lanci più veloci sul mercato e dà un vantaggio competitivo alle imprese più veloci a innovare. 

 

Grandi aziende vs. PMI: due velocità nell’adozione dell’AI

Secondo i dati di Eurostat, nel 2024 il 41,17% delle grandi imprese europee (con oltre 250 dipendenti) ha utilizzato almeno una tecnologia di intelligenza artificiale, mentre solo l’11% delle piccole imprese (con 10-49 dipendenti) ha integrato l’AI. 

 

 

Non tutte le aziende stanno adottando l’intelligenza artificiale allo stesso ritmo. In generale, le grandi corporate mostrano un vantaggio marcato rispetto alle piccole e medie imprese (PMI) nell’implementazione di soluzioni AI. Le cause vanno principalmente ricercate nelle risorse disponibili (economiche e di competenze) e nella diversa percezione del rischio e del ritorno sull’investimento.

Dai dati europei emerge chiaramente questo divario: nel 2024 solo circa l’11% delle piccole imprese (10-49 dipendenti) nell’UE dichiarava di usare tecnologie di AI, percentuale che saliva al 21% tra le medie imprese (50-249 dip.) e fino al 41% tra le grandi imprese (250+ dip.). In altre parole, più è grande l’azienda, maggiore è la probabilità che abbia già abbracciato l’AI. Un’analisi globale di IBM conferma la tendenza: il 42% delle aziende di dimensioni enterprise (oltre 1000 dipendenti) ha già implementato attivamente soluzioni di AI, e un ulteriore 40% le sta esplorando in progetti pilota. Le PMI, invece, spesso restano alla finestra, valutando con cautela se e come investire.

 

Sfide nell’implementare l’AI: costi, competenze, infrastrutture e cultura

 

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Nonostante le grandi promesse, adottare l’intelligenza artificiale non è sempre semplice. Molte aziende si trovano a fare i conti con ostacoli concreti che rallentano – o addirittura bloccano – l’integrazione di queste tecnologie. Tra i problemi più sentiti c’è senza dubbio quello dei costi: per le PMI, in particolare, l’investimento iniziale appare spesso sproporzionato rispetto ai benefici attesi nel breve periodo.

Ma se c’è un fattore che davvero fa la differenza tra un progetto AI di successo e uno destinato a fallire, è la preparazione del personale. Le figure professionali specializzate – come data scientist, ML engineer o AI specialist – sono poche, molto richieste e difficili da trovare. Ma anche le aziende che riescono ad attrarre talenti, spesso scoprono che il vero nodo non è solo “avere” le competenze, ma diffonderle all’interno dell’organizzazione.

Non basta inserire un team AI in azienda se il resto della struttura non è in grado di collaborare, comprendere le logiche dei modelli o adattare i processi alle nuove tecnologie. Qui entra in gioco la formazione continua, che non è più un’opzione, ma una condizione necessaria. Formare persone già presenti in azienda – profili non tecnici compresi – vuol dire creare le basi per un’adozione consapevole, scalabile e realmente efficace.

In definitiva, l’intelligenza artificiale può diventare un potente acceleratore di business. Ma senza investimenti mirati nella crescita delle competenze interne, anche le tecnologie più avanzate rischiano di restare chiuse in un cassetto. Chi punta oggi sulla formazione strategica del personale, domani sarà pronto a guidare il cambiamento.

 

Oltre l’entusiasmo: rischi e paure che l’AI sta generando

In un panorama dove l’intelligenza artificiale viene spesso raccontata come la soluzione a (quasi) tutti i problemi, è importante fermarsi un attimo e guardare anche l’altro lato della medaglia. Perché se è vero che l’AI sta trasformando il modo di fare impresa, è altrettanto vero che sta generando timori concreti, a tutti i livelli.

Molti lavoratori, ad esempio, si chiedono cosa ne sarà del proprio ruolo. L’automazione di processi che un tempo richiedevano intervento umano solleva interrogativi legittimi sul futuro del lavoro. La paura di essere sostituiti da una macchina non è solo un titolo da giornale: è una sensazione diffusa, che può bloccare l’adozione dell’AI all’interno delle aziende, alimentando resistenze culturali e tensioni interne.

C’è poi il tema dei bias e della discriminazione algoritmica. Un algoritmo non è mai davvero neutrale: riflette i dati su cui è stato addestrato. E se quei dati contengono errori, pregiudizi o squilibri, l’AI li replica – amplificandoli. In ambiti delicati come il recruiting, il credito o la giustizia, questo può portare a conseguenze gravi. L’intelligenza artificiale può decidere chi merita un colloquio o un finanziamento. Ma sulla base di quali criteri? Quanto sono trasparenti e spiegabili queste decisioni?

Tutti questi timori non sono un ostacolo all’adozione, ma un segnale: per fare davvero la differenza, l’AI ha bisogno di essere compresa, non solo implementata. Serve un approccio più maturo, che affianchi allo sviluppo tecnologico una crescita culturale e strategica. Formazione, consapevolezza, etica: sono questi gli ingredienti che possono trasformare la paura in fiducia, e i rischi in opportunità concrete.

 

Conclusioni: hype o rivoluzione?

Tornando alla domanda iniziale – AI nelle aziende: semplice hype o vera rivoluzione? – i fatti analizzati suggeriscono che l’AI rappresenti una rivoluzione in corso, ma con alcune doverose sfumature. Mai prima d’ora si era generato un tale livello di aspettative attorno a una tecnologia, con alcune narrazioni mediatiche che promettono miracoli e un’adozione quasi “magica” dell’AI. Molte aziende, spinte dalla paura di perdere il treno, annunciano iniziative AI senza una strategia chiara e un team competente, e una buona parte dei progetti fatica a produrre risultati tangibili.

I dati mostrano che quando l’AI è implementata con criterio e sostenuta dalle giuste condizioni (dati di qualità, competenze, visione strategica), produce effetti reali e misurabili. In settori come la finanza, la manifattura, il retail, l’AI è già oggi un fattore di vantaggio competitivo.

Tutto questo fa pensare che siamo solo all’inizio di una trasformazione profonda del modo di fare impresa, paragonabile per portata a quelle innescate dall’avvento del personal computer o di Internet.

 

 

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